sabato 23 maggio 2009

Esperimento!

Mi è piaciuto il piccolo dibattito che è seguito all'ultimo post! Allora stamattina mi son svegliato con la voglia di provare a trasformare questo spazio abbastanza impolverato in un luogo dove poter creare dibattiti e dove poter esprimere liberamente le proprie opinioni... Ovviamente si parlerà di politica, alla fine il blog è nato come segno di una protesta che è nata anche in quel di Pesaro! Non mi resta che augurarvi buon dibattito... non abbiate paura nessuno verrà censurato!

Vi lascio una chicca presa dal manifesto di venerdì le prime righe dell'editoriale di Gabriele Polo, che raccontano il desiderio nascosto di nuova costituzione del nostro Premier, che giudica inutile il Parlamento...

"«L'Italia è una Repubblica aziendale, fondata sui Consigli d'amministrazione. La sovranità appartiene al governo, che la esercita nelle forme stabilite dal premier». L'articolo uno è già pronto, poi non c'è più nulla: la Costituzione sognata dal Cavaliere potrebbe finire lì, tutto il resto viene di conseguenza."

A voi i commenti!

mercoledì 20 maggio 2009

Sveglia gente!

Eccolo è successo la nostra cara informazione (quindi il nostro amato governo!) al ritorno dell'onda non ha saputo far a meno di farci passare tutti come terroristi e "facinorosi"! SVEGLIA GENTE! Chi come me è stato/a una goccia dell'onda sa che non è così! A proposito vi copio anche l'editoriale de "il manifesto" che ieri parlava proprio dei fatti di Torino. Mi raccomando... INFORMATEVI!


il manifesto 19/05/2009
EDITORIALE | di Marco Bascetta
SPETTRI AL CASTELLO
Sono in molti, dagli esponenti del Pdl e della Lega a sindacalisti di polizia, a gettare benzina sul fuocherello di Torino, dopo che le forze dell'ordine hanno risposto con cariche e fermi a una contestazione studentesca a base di gavettoni e uova. E sono pochi, a sinistra, a opporsi a questo clima di intimidazione e istigazione alla repressione contro i manifestanti. C'è da augurarsi che il Pd trovi almeno il coraggio di respingere quella sorta di richiamo all'unità nazionale contro gli studenti dell'Onda che proviene dalla destra. Un insignificante esponente del Pdl, dopo aver agitato a vanvera lo spettro delle banlieues, mette in guardia istituzioni, partiti e sindacati dai «professionisti del conflitto». È l'espressione illuminante di una distanza siderale tra mondi diversi, tra logiche incompatibili. I professionisti di una politica che ha bandito il conflitto e ridotto all'osso i contenuti stessi della dialettica democratica (le cui vuote finzioni continuano invece a prosperare sul piccolo schermo) si specchiano in questi colleghi antagonisti immaginari.
Ciò che nella realtà si va producendo è di segno diametralmente opposto. Il confronto con queste accademie simboliche dei poteri globali, come il G8 sull'università (nei fatti più inconcludenti della più caotica assemblea studentesca) è agito in prima persona da soggettività politiche in movimento, in questo caso gli studenti dell'Onda, scavalcando la mediazione di partiti, sindacati, associazioni, nonché del notabilato altermondialista. Si tratta qui di mettere le retoriche dello sviluppo sostenibile (soprattutto in Europa, che negli Usa qualche elemento di concretezza si lascia vedere) a confronto con lo smantellamento sistematico dell'istruzione pubblica, con la chiusura di interi comparti della ricerca, con lo sfruttamento selvaggio del lavoro precario, con la grettezza di un mondo delle imprese che sul futuro non scommette una lira. Per non parlare di un ceto politico alla ricerca del consenso più immediato e irriflesso, costi quel che costi. A imporlo, questo confronto, sono i soggetti che ne vengono quotidianamente travolti e che hanno sperimentato quanto aspro sia il «conflitto d'interessi» che si svolge nel mondo della formazione e del sapere, che rompono il gioco dell'interesse privato camuffato da bene comune.
Nelle dichiarazioni degli esponenti del governo, nell'infastidita indifferenza del centrosinistra e nel conseguente comportamento delle forze di polizia c'è tutto l'odio delle rappresentanze politiche per quelle forze sociali, politicamente avvertite, che non intendono lasciarsi rappresentare, ma neanche farsi mettere da parte. Contro costoro si agitano irresponsabilmente spettri (anni '70, terrorismo, banlieues in rivolta), si fomentano divisioni, si diffondono paure, si sfoderano i manganelli, come è avvenuto ieri a Torino. Nonostante questo migliaia di studenti arriveranno oggi nel capoluogo piemontese, ben più concreti e indipendenti dei tecnocrati accademici asserragliati nel castello del Valentino, chiamati a recitare i mantra della razionalità globale di cui i poteri politici ed economici, una volta esaurita la rappresentazione, allegramente si infischieranno.